Viaggio nell’Italia della speranza

La geografia della speranza di Martina Di Pirro (Edizioni Gruppo Abele) è un libro sull’assenza e sulla presenza. Le pagine scritte da questa ottima giornalista, infatti, raccontano un viaggio nell’Italia dove manca il lavoro, l’accesso all’istruzione è un percorso ad ostacoli e dove lo Stato latita e le strutture che dovrebbero aiutare chi è in difficoltà e chiede a gran voce una mano sembrano non riuscire a intervenire in maniera concreta e repentina. Ma alla base del volume, così come dimostra in maniera inequivocabile l’efficace titolo, c’è proprio la speranza che si concretizza e diventa reale nelle numerose realtà di volontariato sparse su tutto il territorio nazionale che sopperiscono a quella mancanza iniziale.

Questo “viaggio nell’Italia che resiste”, infatti, è uno splendido esempio di come si possa raccontare non solo gli aspetti negativi di questa nostra società, ma anche quelli in cui la voglia di mettersi in gioco per aiutare l’altro, chiunque esso sia, emergono con forza e si trasformano in esempi di grande aiuto e solidarietà. Nel suo girovagare per l’Italia più bella, infatti, Di Pirro riesce a trasmettere una sana dose di speranza partendo dalle molte riflessioni che la giornalista suggerisce grazie agli incontri avuti con persone normali, ma che hanno qualcosa di apparentemente straordinario, cioè la voglia di impegnarsi, quella voglia che dovrebbe essere insita e naturale, ma che purtroppo è sempre più rara.

Da Palermo a Castelfranco Veneto, passando per Bari, Torino e Roma, sono in tutto nove le situazioni che Martina Di Pirro ha visitato e che racconta in questo libro. Realtà come quella di Emmaus Palermo, narrata attraverso le parole e i gesti del presidente Nicola Teresi che sottolinea un aspetto fondamentale: «Non è la carità dei ricchi che fa la differenza, ma il lavoro dei poveri. Se tutti i poveri avessero un lavoro, avremmo fatto la rivoluzione gentile». Oppure quella della parrocchia di San Sabino a Bari e dell’energia che trasmette il “prete rivoluzionario” don Angelo che fa germogliare “idee come fiori”, ma che ripete come lui non sia affatto una persona diversa dalle altre quando decide di mettersi in prima linea nell’accoglienza: «C’è anche nella Bibbia, a partire dall’Antico Testamento, quando Mosè diceva che era un dovere accogliere lo straniero. E un dovere per chi è cattolico e per chi non lo è. E, dato che gli eroi non esistono, non mi sento speciale per aver fatto. Sono solo un cittadino che crede nella giustizia sociale».

Grazie a una capacità di scrittura e di analisi davvero notevole, Martina Di Pirro accompagna il lettore alla scoperta di “un’Italia fuori dai dibattiti da talk show”, un’Italia che c’è, che agisce, che si rimbocca le maniche e scende letteralmente in strada per cercare di trovare soluzioni concrete a situazioni precarie e apparentemente senza futuro, come sottolinea l’insegnante Federica, di Roma: «Investire in istruzione dovrebbe essere il primo passo di ogni Governo lungimirante. Per salvarci, sai? Non per altro. Per garantire un futuro a tutti». Un futuro che il libro di Martina Di Pirro aiuta a vedere più roseo, a patto che queste realtà non vengano dimenticate e lasciate sole. In gioco, come dice Federica, c’è il futuro di tutti.